L’obiettivo madre quando si apre una startup è farla decollare. Tuttavia, i problemi in cui si può incappare lungo il tragitto esistono e molto spesso portano al fallimento dell’impresa. Non si tratta di un’eventualità poi così rara per molte startup innovative, ma per ovviare a questo triste destino dobbiamo cercare di individuare prima quali sono gli ostacoli incontrati e come combatterli poi.
Certo, l’idea di poter fallire non deve impedirci di metterci in discussione e provare a lanciare un business. E prima di analizzare specificamente quali sono i motivi più comuni per cui una startup non decolla, dobbiamo tenere bene a mente che qualsiasi progetto imprenditoriale (e in qualunque stadio di vita esso si trovi) potrebbe incontrare difficoltà anche molto ardue da superare. Parliamo del rischio d’impresa, che per quanto non piaccia a nessuno, dobbiamo però mettere in conto ma non scoraggiare; anzi, dobbiamo focalizzarlo come una sfida da vincere.
E con questo spirito, diamo un nome a 3 motivi principali che fanno fallire una startup. Soprattutto, vediamo come evitarli!
Non saper posizionare la startup
Il primo problema che una startup deve affrontare è l’originalità del proprio business. Sembra un controsenso, soprattutto se pensiamo che definizione le startup sono innovative. Eppure, un errore di valutazione nell’idea fondante può determinare il successo o meno di una startup. Magari vi starete chiedendo come sia possibile; non è raro trovare aziende che producono prodotti/ servizi sostanzialmente uguali. Dov’è allora il gap?
Possiamo parlare di mercato saturo, ma il vero problema è non individuare un elemento differenziante. Citando big players, non importa se Samsung e Huawei hanno un’offerta simile; entrambi hanno una propria identità ben definita che le rende immediatamente riconoscibili e le diversifica.
Ecco il motivo divenuto virale sul web del dissing fra Lemonade, compagnia di assicurazioni newyorkese, copiata da almeno 3 startup. Attenzione, non c’entra con la rivalità storica fra Coca-cola e Pepsi, né tantomeno le startup rivali sono fallite, ma le inseriamo nella nostra lista degli errori aziendali più comuni perché ne hanno risentito quantomeno a livello di reputazione.
La startup non ha un target specifico
Qui son dolori. Anche se la tua startup ha l’idea del secolo, pronta a rivoluzionare del tutto il mercato di riferimento, se non sai ben chiaro in mente a chi rivolgerti, ogni sforzo diventa inutile. La definizione del target quale potenziale buyer è l’azione più importante dell’intero planning.
L’errore più comune in questi casi è rivolgersi a un target troppo generico, che equivale a non parlare a nessuno. Non profilare i tuoi clienti, non costruire le cosiddette buyer personas costa caro, perché non ti rende i dati reali dei comportamenti d’acquisto. E senza di essi non puoi immaginare nessuna strategia di marketing.
Non conoscere il mercato di riferimento
C’è una linea sottile che demarca la reale conoscenza di un mercato da quella fittizia che prende il nome di analisi dei dati. Oro del secolo, si ottengono solo in seguito a studi approfonditi (ricordate l’analisi benchmark?) per identificare se esiste a monte un potenziale target. È questo l’unico strumento per conoscere le opportunità di profitto sul mercato in cui ci si vorrebbe immettere, quali sono i rischi correlati. Senza tutte queste analisi preliminari non può esistere il business plan, e senza pianificazione la startup non decollerà.
Ecco perché nella sua fase di pre-lancio, la startup necessita improrogabilmente di un’analisi di mercato qualitativa che spiega il perché il target ha questi comportamenti d’acquisto. La ricerca qualitativa è il parametro alla base di qualunque strategia efficace, sebbene non si debba dimenticare che va interpretata.
Perché affidarsi ad acceleratori riduce il rischio di fallimento
Per non lasciarsi bruciare dall’entusiasmo di lanciare un progetto, conviene avere tutte le carte in regola che, tradotto in termini di startup, significa farsi seguire da incubatori e acceleratori. Gli errori finora elencati che possono trasformarsi in motivo di fallimento – e non sono per startup – potrebbero essere facilmente ovviati se, soprattutto nella delicata fase di early stage, un’impresa ha il supporto di figure professionali come tutor con molta esperienza alle spalle.
Oltre il mentoring, sono vantaggi interessanti anche la partecipazione ad azioni di finanziamento e la conoscenza approfondita del mercato di riferimento e del territorio. In Rete Mediterranea, infatti, crediamo nel rilancio imprenditoriale del Mezzogiorno italiano; attraverso l’unione esperienziale e multidisciplinare dei founders già owners di tre coworking space basati su Salerno, Potenza e Lecce, lavoriamo su due fronti principali:
- Generare valore nelle imprese basate sui singoli territori, facilitandone l’accesso ai processi di innovazione e di finanziamento
- Innescare attività di cooperazione extraregionale
Forse non possiamo garantirti che la trasformazione della tua startup in unicorno, ma l’impegno e le competenze sì; d’altra parte, abbiamo un net che ha iniziato il 2021 con un round finanziario di 800 mila euro.
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