Per avviare una startup serve spirito imprenditoriale che non fa rima solo con buona volontà. Per scalare il mercato e trasformare un’idea in grande impresa bisogna muovere i passi giusti, presa coscienza che il mondo del business è come un campo minato; se pesti il punto sbagliato, salti in aria. Devi avere in mano gli strumenti concreti con cui modellare quel progetto che ti frulla in testa.
Ma sapersi muovere nel mondo degli affari è talvolta difficile, non impossibile. Il pragmatismo e i dati oggettivi, scoprirete, diventeranno i vostri migliori amici. E soprattutto in termini economici, per premere finalmente il tasto start sul business è bene sapere dove reperire gli investimenti che possano supportare la vostra idea innovativa. Non è un segreto che gli acceleratori o gli incubatori d’impresa sono gli ambienti ideali cui rivolgersi in questi casi, in quanto mettono a disposizione spazi fisici in cui operare, alias coworking space; programmi seed votati alla maturazione e validazione del business; un net di persone e situazioni con cui attivare investimenti interessanti.
Ma quali sono gli step fondamentali da conoscere per avviare una startup innovativa e farla fruttare? Abbiamo preparato una guida con i 3 step più importanti made by Rete Mediterranea.
1 Analizzare la concorrenza prima di fondare una startup
Attenzione a parlare di innovazione; esistono dei requisiti specifici da soddisfare prima di inserire la tua startup nell’albo. È chiaro che il supporto tecnologico è indispensabile per definire il cambiamento; non è nemmeno qualcosa puramente legato alla competizione con altri players. Infatti, legalmente un’impresa si definisce startup se almeno il 15% degli investimenti sono dedicati al settore di ricerca e sviluppo.
Per sua stessa natura, una startup esiste per rispondere in maniera disruptive a bisogni quasi latenti. Ed ecco che vi presentiamo il primo requisito di una startup: l’innovazione. La domanda che dovrai porti sarà se attraverso il tuo business persegue la commercializzazione di prodotti/ servizi che possano davvero rappresentare un cambiamento di rotta rispetto alla produzione preesistente.
Questo passaggio è fondamentale; siamo ancora in fase di testing, ed è il momento in cui portare avanti un’analisi di mercato qualitativa, generando dati primari e non affidandosi a ricerche di terze parti. Si tratta di quantizzare oggettivamente il mercato disponibile (Total Addressable Market), in che misura la vostra attività se ne assegnerebbe una parte (Served Available Market) in potenza, e quanto in atto (Serviceable and Obtainable Market).
2 Incubatori vs acceleratori d’impresa
Una startup ha tempo di stabilizzarsi in termini di modello di business. Per raggiungere l’obiettivo deve passare necessariamente attraverso una fase di sperimentazione utile a calibrare i processi interni di produzione, distribuzione e vendita. Non è una fase semplice, e proprio in questo frangente conviene rivolgersi a incubatori e acceleratori d’impresa. Attenzione, però: non sono esattamente la stessa cosa.
Negli ultimi anni abbiamo familiarizzato con ambo le definizioni, ma sappiamo in cosa differiscono? Lavorano in momenti di vita diversi della startup; con l’incubatore, siamo alle primissime battute, meglio conosciuta come early stage, e ciò che lo startupper avrà è soprattutto formazione e mentorship. Talvolta, le startup non sono nemmeno giuridicamente formate, ma; diventa fondamentale, allora, assicurarsi che i parterre possieda le competenze settoriali per portare le startup alla fase successiva. Ed è qui che intervengono gli acceleratori.
In second stage, la startup è già avviata; dispone di un business model ma il sostegno di un acceleratore d’impresa è necessario per scalare il mercato di riferimento. E il posizionamento al profitto è così forte che gli acceleratori sono i luoghi perfetti dove trovare interessanti opportunità di investimento attivabili attraverso percorsi in open innovation e la cooperazione con il net.
3 Normativa giuridica per startup
Dal fronte giuridico, alcune rogne. Sono facilmente risolvibili? Sì. Serve rivolgersi all’avvocato? Meglio, ma non ciò non significa restare completamente a digiuno di come funzioni.
Innanzitutto, come si definisce giuridicamente una startup? Ovvero, quale tipologia societaria scegliere. Le opzioni previste dall’ordinamento italiano sono la S.r.l. (società a responsabilità limitata), conveniente in termini di costi in quanto basta anche 1€ come capitale iniziale. Ci sono poi la S.p.A. (società per azioni) più strutturata e costosa (il capitale iniziale non più essere inferiore a 50 K e la S.r.l.s. (società a responsabilità limitata semplificata) che ha sì costi di costituzione più bassi, ma il risparmio non è nel lungo termine e possiede molte più limitazioni della S.r.l.
Secondo step: occhio alle agevolazioni in materia fiscale. Già con la legge n. 221/2012 abbiamo ottenuto riduzioni di costi di avviamento o incentivi in equity per collaboratori esterni.
In ultimo, ma non per importanza: l’iter burocratico. Iscrivere la startup al registro delle imprese non è complesso. Le opzioni sono 2:
- Seguire la procedura online da seguire sul sito di Infocamere
- Andare da un notaio
Le differenze sono esclusivamente economiche, in quanto lo snellimento della burocrazia ha reso possibile costituire startup anche sfruttando gli strumenti offerti già alle partite iva. Il notaio non è più un obbligo, e resta comunque una scelta più dispendiosa.
Contattaci
Esci dal confort zone e rendi il tuo business performante! Ti basterà prenotare una call al seguente indirizzo: info@retemediterranea.it