Quanto cresce l’imprenditorialità italiana?

Come si misura l'imprenditorialità italiana? Una ricerca condotta dal LIUC l'ha analizzato, premiando il net virtuoso di Rete Mediterranea.
imprenditorialità

Quanto è competitivo il tessuto imprenditoriale italiano? La ricerca condotta da LIUC – Università Cattaneo ha stilato una classifica che assicura buonissimi risultati soprattutto per lo sviluppo economico del Sud. Nasce così l’Indice di Imprenditorialità del 2021, in cui gli ecosistemi territoriali originari dei co-founder di Rete Mediterranea sono fra i più virtuosi per i poli di Potenza, Lecce e Salerno.

Fra le potenze economiche mondiali, l’Italia vanta un posto in top ten, guadagnandosi l’ottava posizione per PIL nazionale. In prospettiva regionale e provinciale, la situazione non appare così omogenea. L’immagine di rimando che abbiamo dell’Italia è variegata e pregna di particolarismi territoriali che dimostrano un buon grado di dinamismo e attenzione all’imprenditorialità.

Di fronte un quadro nazionale così vasto non si resta indifferenti. Inoltre, sapere che il net della nostra rete di imprese contribuisce alla distribuzione della ricchezza e all’incremento del tasso di competitività imprenditoriale, ci rende orgogliosi e sicuri di percorrere la giusta via. E adesso vi dimostriamo perché.

Come si misura l’indice di imprenditorialità?

Siamo abituati a pensare alle regioni italiane come sistemi distinti gli uni dagli altri per più ordini di fattori, primo fra tutti l’indice di ricchezza e tasso di occupazione locale. POV storicamente attendibile, ma da qualche anno a questa parte sono stati registrati sviluppi significativi che hanno generato una nuova prospettiva d’indagine, di cui gli ecosistemi imprenditoriali come Rete Mediterranea costituiscono un paradigma perfetto.

Il salto di qualità che abbiamo compiuto rispetto a un passato neanche troppo lontano riguarda la consapevolezza che non siamo una società in un territorio statico. Cos’è cambiato? La nascita degli ecosistemi imprenditoriali che hanno reso gli elementi distintivi del territorio come punto di partenza per lo sviluppo economico. Guardiamo agli attori attivi localmente come propulsori d’innovazione in grado di generare beni e ricchezze avvalendosi dei tratti distintivi del posto.

Ma in che modo si crea un nuovo ecosistema imprenditoriale?

  1. Programmi di accelerazione o incubazione
  2. Risorse finanziare
  3. Diffusione di una cultura imprenditoriale
  4. Spazi di lavoro in coworking

Un’indagine sull’indice di fermento dell’imprenditorialità condotta dall’Institute for Entrepreneurship and Competitiveness, laboratorio di ricerca nato come costola dell’omonimo istituto facente capo all’Harvard Business School e gestito direttamente da Michael Porter. L’equipe è composta da competenze trasversali che vanno da imprenditori ad accademici e consulenti internazionali. Il focus è sull’analisi di sviluppo delle reti d’imprese, e il metodo di ricerca misura il tasso di imprenditorialità attraverso i 4 punti sopracitati.

Perché il net di Rete Mediterranea contribuisce allo sviluppo del South Working?

Il fermento imprenditoriale italiano sottolineato dalla ricerca LIUC costituisce un’ottima notizia per lo sviluppo del South Working. I membri di Rete Mediterranea vi partecipano attivamente, e si posizionano come punti di riferimento del territorio soddisfacendo tutti i requisiti necessari alla creazione di un nuovo ecosistema imprenditoriale.

Rete Mediterranea nasce di fatto come l’unione di 3 coworking indipendenti, dimostrando concretamente quanto gli spazi collaborativi siano vere officine in cui sviluppare startup. Non solo in qualità di spazi fisici dove lavorare, ma soprattutto attraverso l’attivazione di tutti i servizi trasversali, in primis di programmi di accelerazione e incubazione, che mettono in moto il processo. Il fermento di uno spazio come GoDesk, basato a Potenza, ha permesso la nascita e lo sviluppo di una startup come SPAARKY, vincitrice €10 mila per lo sviluppo con Startup- Basilicata, presso cui ha trovato spazio e supporto per strutturarsi. Nondimeno, concorre alla rivalutazione del capoluogo lucano in ambito tecnologico.

Il premio che valorizza la cultura dell’imprenditorialità

Altro fattore cardine è la questione delle risorse finanziare. L’economia pugliese in questo senso è in fermento, con indici di occupazione e sviluppo imprese decisamente positivi. In questo contesto, è forte l’attività degli attori istituzionali, come l’Università del Salento in cui si è sviluppata TheQube, l’incubatore d’impresa che si sta distinguendo per la capacità di attirare grossi finanziamenti oggi anche gestore del coworking Molo 12.

Anche la regione Campania vanta un ruolo preminente da parte di attori istituzionali. Confindustria Salerno costituisce oggi l’ecosistema dominante nel supporto dell’economia aziendale, contribuendo a diffondere cultura imprenditoriale. Ma non è l’unico pedone del gioco. Un role-play importantissimo è svolto anche in questo caso dagli spazi collaborativi e l’attivazione di contest interessanti come Il “Premio Best Practises per l’Innovazione” nato nel 2006 su proposta del Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Salerno.

L’obiettivo del contest però non si esaurisce nel valorizzare e premiare i progetti d’innovazione che hanno il migliore know-how. La condivisione con altri soggetti è il valore aggiunto, ed è solo dall’incontro di queste due forze che si fa cultura.

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